Frasi di Salvador Dalí Aforismi Citazioni

Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, marchese di Púbol, è stato un pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore spagnolo.

  • Nascita: 11 maggio 1904, Figueres, Spagna
  • Decesso: 23 gennaio 1989, Figueres, Spagna
  • Coniuge: Gala Éluard Dalí (s. 1958–1982), Gala Éluard Dalí (s. 1934–1958)
  • Periodi: Surrealismo, Espressionismo, Post-impressionismo, ALTRO
  • Coniuge: Gala Éluard Dalí (s. 1958–1982), Gala Éluard Dalí (s. 1934–1958)
  • Film: Un chien andalou – Un cane andaluso, Destino, L’âge d’or

Frasi Aforismi Citazioni di Salvador Dalí

Picasso è un genio. Come me. Picasso è un comunista. Io no.

Cominciate a disegnare e a dipingere come gli antichi maestri, poi fate come volete − sarete sempre rispettati.

Il segreto del mio prestigio rimarrà un segreto.

Gli errori sono quasi sempre di natura sacra. Non cercare mai di correggerli. Al contrario: razionalizzali, comprendili a fondo. Dopo di che ti sarà possibile sublimarli.

È il buon gusto, e il buon gusto soltanto, che possiede il potere di sterilizzare ed è sempre il primo handicap di ogni funzione creativa.

Che cos’è il cielo? Dove si trova? Il cielo non si trova né sopra né sotto, né a destra né a sinistra; il cielo è esattamente nel centro del petto dell’uomo che ha fede!

La differenza tra le memorie false e quelle vere è la stessa che per i gioielli: sono sempre quelli falsi che sembrano i più veri, i più brillanti.

Non dipingo un ritratto che assomiglia al modello, piuttosto è il modello che arriva ad assomigliare al ritratto.

L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.

La sola differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo.

Mi porto sempre dietro un prezioso apparecchio con il quale realizzo la maggior parte dei miei dipinti. Somiglia più a un minuscolo e fragile apparecchio Tv a colori che a uno spaventoso, sgradevole e meccanico apparecchio fotografico. Ma la cosa più stupefacente è che è interamente molle! Sì, un OCCHIO!

La cecità degli umani nel fare e rifare sempre le stesse cose mi sorprende. Così come mi stupisco che un impiegato di banca non mangi mai un assegno, mi stupisco che prima di me nessun pittore abbia pensato di dipingere un orologio molle.

Un editore mi aveva chiesto di fare un libro sulla tecnica nella pittura. L’ho scritto. Nel farlo ho imparato a dipingere.

La sola cosa che mi importa è la quantità di stampa, e non la qualità né il contenuto. Quando arrivano i ritagli dei giornali, mi preoccupo solo della lunghezza e del peso, non li leggo mai.

Sono una nutrice. Tiro fuori i miei seni e do la tetta alla mia epoca. Tutto il mio secolo non ha fatto che nutrirsi delle mie idee.

La differenza tra i surrealisti e me è che io sono surrealista.

Mi piace leggere solo quello che non capisco. Non capendo, posso immaginare molteplici interpretazioni.

Più di tutto mi ricordo il futuro.

Se uno ha stile o meno, lo si riconosce subito. Il tappeto dev’essere sempre intonato alle palpebre.

Gli asini vorrebbero che io seguissi gli stessi consigli che dispenso agli altri. È impossibile, poiché io sono completamente diverso…

La gelosia degli altri pittori è stata sempre il termometro del mio successo.

Se vi rifiutate di studiare l’anatomia, l’arte del disegno e della prospettiva, la matematica dell’estetica e la scienza del colore, lasciatevi dire che questo è un segno più di poltroneria che di genio.

Odio la libertà: costringe a scegliere.

L’importante è che i miei baffi si volgano sempre verso il cielo come le torri della cattedrale di Burgos.

Il mio obiettivo? Sistematizzare la confusione e contribuire all’assoluto discredito del mondo reale.

Non abbiamo bambini. Non ci tengo che ci siano esseri che portino il mio nome. Non desidero trasmettere del Dalì. Voglio che con me tutto abbia fine. Anche perché tutti i figli di geni sono degli imbecilli.

Senza i miei nemici non sarei quello che sono.

Ogni uomo di quarant’anni che prende ancora la metro è un fallito.

Mi è sempre parso naturale che tutti i giornali parlassero di me ogni mattina e, malgrado tutto, non sono mai riuscito a reprimere una sgradevole sensazione generata dal fatto che quegli stessi giornali potessero talvolta interessarsi ad altri che a me.

Sono in uno stato di erezione intellettuale permanente.

Ho sempre detto, malgrado la modestia non sia esattamente il mio forte, che se mi si paragona a Velasquez o a chiunque altro del suo calibro, la mia opera è una totale catastrofe. Ma se mi si paragona ai pittori contemporanei, sono il migliore.

Non voglio essere che Salvador Dalí e nient’altro. Anche se man mano che mi avvicino, Salvador Dalì si allontana da me.

Ogni mattina mi sveglio e, guardandomi allo specchio, provo sempre lo stesso ed immenso piacere: quello di essere Salvador Dalí.

Il disegno è la sincerità nell’arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto.

Io non prendo droghe. Io sono una droga.

Il vero pittore deve essere capace di copiare una pera, anche nel mezzo della rapina e della rivolta.

A sei anni volevo diventare cuoco. A sette anni volevo essere Napoleone. Ma l’età della ragione mi ha insegnato che non c’è ambizione più alta che voler essere Salvador Dalí.

Riguardo Dalì, tutto è vero tranne me.

E’ difficile tenere sveglia l’attenzione del mondo intero per più di una mezz’ora di fila. Io sono riuscito a farlo per vent’anni, e tutti i giorni.

La sola cosa di cui il mondo non ne avrà mai a sufficienza è l’esagerazione.

Il pittore non è colui che è ispirato ma colui che riesce a ispirare gli altri.

Reputo la televisione, il cinema, la stampa il giornalismo i grandi mezzi moderni di avvilimento e rimbecillimento delle masse. E’ per questo che, aristocraticamente, adoro servirmene. Più imbecilli corrono dietro a Dalì e più sale il prezzo dei miei quadri.

Il meno che si possa chiedere a una scultura è che stia ferma

Ci sono giorni in cui credo di morire per un’overdose di soddisfazione.

Non aver paura della perfezione: non la raggiungerai mai.

Non do mai consigli gratuiti. E quando li do costano sempre più cari di quello che rendono.

Se è vero che amo la pubblicità, è innegabile che ancor prima è la pubblicità ad amare me.