Antoine de Saint-Exupéry Frasi Aforismi Citazioni

Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, meglio conosciuto come Antoine de Saint-Exupéry, è stato uno scrittore e aviatore francese.

  • Nascita: 29 giugno 1900, Lione, Francia
  • Decesso: 31 luglio 1944, Marsiglia, Francia
  • Nome completo: Antoine Marie Jean-Baptiste Roger, comte de Saint Exupéry
  • Coniuge: Consuelo de Saint-Exupéry (s. 1931–1944)
  • Opere: Le petit prince, The Little Prince

Frasi aforismi citazioni di Antoine de Saint-Exupéry

L’amata notte. La notte, quando le parole si dissolvono e le cose prendono vita. Quando l’analisi distruttiva del giorno è fatta, e tutto ciò che è veramente importante diventa tutto e ha di nuovo un significato. Quando l’uomo ricompone il suo sé frammentato e cresce con la calma di un albero
(Pilota di guerra)

Non spero nulla dall’uomo che lavora per la sua propria vita e non per l’eternità.

Amico mio accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace… Al di là delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l’uomo.

Conta solo il cammino, perché solo lui è duraturo e non lo scopo, che risulta essere soltanto l’illusione del viaggio.
(Cittadella)

Non confondere l’amore col delirio del possesso, che causa le sofferenze più atroci. Perché contrariamente a quanto comunemente si pensa, l’amore non fa soffrire. Quello che fa soffrire è l’istinto della proprietà, che è il contrario dell’amore. Perché se amo Dio me ne vado a piedi sulla strada zoppicando per portarlo agli altri uomini. Non riduco il mio Dio in schiavitù
(Cittadella)

Amare è donare tutto se stesso senza nulla chiedere amare è non dire mai… mi devi.
(Cittadella)

Amare vuol dire soprattutto ascoltare in silenzio.
(Cittadella)

Amarmi significa anzitutto collaborare con me.
(Cittadella)

Le favole sono fatte così. Una mattina ti svegli e ti dici: «Era solo una favola…» Sorridi di te: ma nel profondo non sorridi affatto. Sai bene che le favole sono l’unica verità della vita
(Lettere a una sconosciuta)

Da dove vengo? Dalla mia infanzia. Appartengo alla mia infanzia come a un paese.
(Pilota di guerra)

Il senso delle cose… non è mai da trovare ma da creare.
(Cittadella)

Creare, è creare l’essere e ogni creazione è inesprimibile.
(Cittadella)

Tu non aumenti che di ciò che trasformi, poiché tu sei seme.
(Cittadella)

Chi si lamenta che il mondo lo ha tradito, è perché è stato lui a tradire il mondo. Colui che si lamenta che l’amore non lo ha reso felice, è perché si è ingannato sull’amore: l’amore non è un regalo che si riceve.
(Cittadella)

Questa notte di volo e le sue centomila stelle, questa serenità, questa sovranità di qualche ora, il denaro non può acquistarlo
(Terra degli uomini)

Forse l’amore è l’atto del mio condurti gentilmente di nuovo a te stessa.
(Cittadella)

L’essenziale non è la cosa ma il senso della cosa.
(Cittadella)

Non si costruisce niente sulla schiavitù se non la rivolta degli schiavi.
(Cittadella)

Spero di non disturbare… Era solo per dire buongiorno!
(Lettere a una sconosciuta)

Chiami forse libertà il diritto di vagare nel vuoto? Proprio quando si è costretti a percorrere una via, la libertà diviene più grande
(Cittadella)

Ogni uomo dovrebbe guardare dentro di sé per imparare il significato della vita. Non è qualcosa che si scopre: è qualcosa che si deve modellare

Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.

L’uomo, di errore in errore, trova il cammino che conduce al fuoco.
(Lettera a un ostaggio)

Coloro che soffrono e condividono sono più profondamente umani degli egoisti felici.
(Taccuini)

L’educazione viene prima dell’istruzione: essa fonda l’uomo.
(Taccuini)

A scoprire amici che ci aiutano, facciamo presto. Quelli che ci chiedono di essere aiutati, li meritiamo lentamente
(Lettera a un ostaggio)

Una democrazia deve essere una fraternità: altrimenti è un’impostura.
(Scritti di guerra)

Se differisco da te, non ti offendo, ti accresco.
(Lettera a un ostaggio)

Poiché il deserto non offre nessuna ricchezza tangibile, poiché non c’è nulla da vedere né da sentire, nel deserto, si è costretti a riconoscere che l’uomo è animato soprattutto da sollecitazioni invisibili. L’uomo è governato dallo spirito. Io valgo, nel deserto, quanto valgono le mie divinità
(Terra degli uomini)

Vivere è nascere lentamente. Sarebbe troppo facile prendere in prestito delle anime già fatte!
(Pilota di guerra)

La terra ci fornisce, sul nostro conto, più insegnamenti di tutti i libri. Perché ci oppone resistenza. Misurandosi con l’ostacolo l’uomo scopre se stesso. Ma per riuscirci gli occorre uno strumento. Gli occorre una pialla, o un aratro. Il contadino, nell’arare, strappa a poco a poco alcuni segreti alla natura, e la verità ch’egli trae è universale
(Terra degli uomini)

Ognuno è responsabile di tutti. Ognuno da solo è responsabile di tutti. Ognuno è l’unico responsabile di tutti.
(Pilota di guerra)

Se cerco tra i miei ricordi quelli che mi hanno lasciato un gusto durevole, se faccio il bilancio delle ore che hanno contato, immancabilmente ritrovo quelle che nessuna ricchezza mi avrebbe procurato
(Terra degli uomini)

La perfezione si raggiunge non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non vi è più niente da togliere.
(Terra degli uomini)

La meraviglia di una casa non sta nel fatto che vi ripara e vi riscalda, né nel fatto che ne possediate i muri. Ma bensì nel fatto che essa ha lentamente deposto dentro di noi provviste di dolcezza.
(Terra degli uomini)

Quando lavoriamo per i soli beni materiali, ci costruiamo, con le nostre mani, la nostra prigione.
(Terra degli uomini)

Più in alto non è affatto “contrapporre” ma “collocarsi al di fuori”.
(Taccuini)

Chi sono io se non partecipo. Per essere, ho bisogno di partecipare.
(Pilota di guerra)

Un sorriso è spesso l’essenziale.
Si è pagati da un sorriso.
Si è ricompensati da un sorriso.
Si è animati da un sorriso.
(Lettera ad un ostaggio)

Essere uomo significa appunto essere responsabile. Significa provare vergogna in presenza d’una miseria che pur non sembra dipendere da noi. Esser fieri d’una vittoria conseguita dai compagni. Sentire che, posando la propria pietra, si contribuisce a costruire il mondo.
(Terra degli uomini)

Sotto l’aeroplano, le colline scavavano già il loro solco d’ombra nell’oro della sera. Le pianure si facevano luminose, ma di una inconsumabile luce: in quelle regioni esse non finiscono mai di restituire il loro oro, così come dopo l’inverno non finiscono mai di restituire la loro neve.
(Volo di notte)

Disgraziatamente, contro gli uomini si gioca un gioco nel quale il vero senso delle cose conta così poco… Si vince o si perde sulle apparenze, e si segnan punti miserabili. E ci si trova legati mani e piedi da un’apparenza di disfatta.
(Volo di notte)

Benché la vita umana non abbia prezzo, noi operiamo sempre come se qualche cosa sorpassasse in valore la vita umana… Ma cosa?
(Volo di notte)

Un minuto arriva nel quale ci si sente vulnerabile, e, allora, gli errori attirano come una vertigine.
(Volo di notte)

Nella vita non ci sono soluzioni. Ci sono delle forze in cammino: bisogna crearle, e le soluzioni vengono dopo.
(Volo di notte)

La vita crea l’ordine, ma l’ordine non crea la vita.
(Lettera a un ostaggio)

Ho incontrato molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non è molto migliorata. Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: «È un cappello». E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile
(Il piccolo principe)

«Guarderai le stelle, la notte. È troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. È meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle… Tutte, saranno tue amiche. E poi ti voglio fare un regalo…»
(Il piccolo principe)

«Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d’affari erano dell’oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha…»
«Che cosa vuoi dire?»
«Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!»
(Il piccolo principe)

Fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà.
(Taccuini)

L’avventura riposa sulla ricchezza dei legami che stabilisce, dei problemi che pone, delle creazioni che provoca.
(Pilota di guerra)

L’amore non si discute, l’amore è.
(Pilota di guerra)

«E che te ne fai di queste stelle?»
«Che cosa me ne faccio?»
«Sì»
«Niente. Le possiedo».
«Tu possiedi le stelle?»
«Sì»
«Ma ho già veduto un re che…»
«I re non possiedono. Ci regnano sopra. È molto diverso».
«E a che ti serve possedere le stelle?»
«Mi serve ad essere ricco».
«E a che ti serve essere ricco?»
«A comperare delle altre stelle, se qualcuno ne trova»
(Il piccolo principe)

«Che te ne fai?»
«Le amministro. Le conto e le riconto», disse l’uomo d’affari.
«È una cosa difficile, ma io sono un uomo serio!»
Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.
«Io, se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo via. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle».
«No, ma posso depositarle alla banca».
«Che cosa vuol dire?»
«Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto».
«Tutto qui?»
«È sufficiente».
È divertente, pensò il piccolo principe, e abbastanza poetico.
Ma non è molto serio.
(Il piccolo principe)

«Io», disse il piccolo principe, «possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. È utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle…»
L’uomo d’affari apri la bocca ma non trovò niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò.
(Il piccolo principe)

«Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare», continuò il re. «L’autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l’ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli»
(Il piccolo principe)

È molto più difficile giudicare se stessi che gli altri. Se riesci a giudicarti bene è segno che sei veramente un saggio.
(Il piccolo principe)

Un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.
(Il piccolo principe)

Da milioni di anni i fiori mettono le spine. Da milioni di anni le pecore mangiano ugualmente i fiori. E non è forse una cosa seria cercare di capire perché i fiori si danno tanta pena per mettere spine che non servono a niente?
(Il piccolo principe)

Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi
(Il piccolo principe)

La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…
(Il piccolo principe)

Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…
(Il piccolo principe)

Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo…Il paese delle lacrime è così misterioso.
(Il piccolo principe)

Io conosco un pianeta su cui c’è un signor Chermisi. Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te: “Io sono un uomo serio!”
(Il piccolo principe)

«Che fai qui?» disse al bevitore, che trovò seduto davanti a una sfilza di bottiglie, metà delle quali vuote e metà piene. «Bevo» rispose il bevitore con aria cupa. «Perché bevi?» gli domandò il piccolo principe. «Per dimenticare» rispose il bevitore. «Per dimenticare cosa?» volle sapere il piccolo principe, che già lo compativa. «Per dimenticare che mi vergogno» ammise il bevitore abbassando la testa. «Ti vergogni di cosa?» lo interrogò il piccolo principe che desiderava aiutarlo. «Mi vergogno di bere!» concluse il bevitore che si chiuse definitivamente nel silenzio.
(Il piccolo principe)

Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
(Il piccolo principe)

Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi – On ne voit bien qu’avec le cœur, l’essentiel est invisible pour les yeux.
(Il piccolo principe)

Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. L’essenziale è invisibile agli occhi. È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante». È il tempo che ho perduto per la mia rosa. Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa. Io sono responsabile della mia rosa.
(Il piccolo principe)

I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?» Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Allora soltanto credono di conoscerlo.
(Il piccolo principe)

Se dite agli adulti: «Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con gerani alle finestre e colombi sul tetto…», loro non riescono a immaginarsi la casa. Dovete dire: «Ho visto una casa di centomila franchi». Allora esclamano subito: «Oh, che bella!»
(Il piccolo principe)

Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.
(Il piccolo principe)

I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
(Il piccolo principe)

È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.
(Il piccolo principe)

Amare non consiste nel guardarsi l’un l’altro, ma nel guardare insieme nella stessa direzione – Aimer, ce n’est pas se regarder l’un l’autre, c’est regarder ensemble dans la même direction.
(Terra degli uomini)

«Mi domando», disse, «se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua».
(Il piccolo principe)

Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano le cose già fatte nei negozi. Ma siccome non esistono negozi che vendono amici, gli uomini non hanno più amici. Se vuoi un amico, addomesticami!
(Il piccolo principe)

Da te, gli uomini», disse il piccolo principe, «coltivano cinquemila rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano…»
«Non lo trovano», risposi.
«E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua…»
«Certo», risposi.
E il piccolo principe soggiunse:
«Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore»
(Il piccolo principe)

«Un giorno ho visto il sole tramontare quarantaquattro volte!» E più tardi aggiungevi: «Sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti…» «Allora il giorno delle quarantaquattro volte eri proprio tanto triste?» Ma il piccolo principe non rispose.
(Il piccolo principe)

Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta.
(Il piccolo principe)

Per i vanitosi, gli altri uomini sono degli ammiratori.
(Il piccolo principe)

Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio…
«Ciò che abbellisce il deserto», disse il piccolo principe, «è che nasconde un pozzo in qualche luogo…»
(Il piccolo principe)